No Man Eyes “Harness The Sun”

Prima di tutto poniamo all’attenzione del lettore il concept lirico di questo album. “Uno scienziato e l’androide che egli stesso ha costruito si imbarcano in un viaggio verso il Sole per imbrigliarne l’energia allo scopo di soddisfare il fabbisogno energetico della Terra. Una volta arrivati lì, incontrano una divinità extraterrestre molto potente che risiede all’interno del Sole e con la quale dovranno vedersela per risolvere il tutto”.

La proposta musicale è decisamente interessante, parliamo di un heavy metal “evoluto” che attinge tanto da certo power metal americano quanto dal prog metal. Quindi possiamo riscontrare la graniticità di band come Iced Earth o Symphony X, ma anche la classe dei Dream Theater. Insomma un lavoro dall’alto tasso tecnico che poi va a sfociare in canzoni davvero ben fatte e dove le chitarre col loro suono grosso e corposo dettano sostanzialmente le regole, coadiuvate dal drumming fantasioso di Tony Anzaldi, che si rivela come uno dei più talentuosi musicisti della scena italiana.

La voce non ha guizzi particolari, nè sui puliti e nemmeno sulle parti aggressive. Certamente Fabio Carmotti è un buon cantante, ma forse penalizza leggermente il disco. Ma questa lacuna viene colmata con l’ingresso di tanto in tanto di voci femminili azzeccate che riescono a dare la giusta varietà al reparto vocale.

Quindi “Harness The Sun” è un album tutto sommato riuscito, che trasuda sicuramente competenza e passione e che tecnicamente sembra essere inattaccabile. Forse alla lunga il disco paga un po’ in termini di varietà e soprattutto di “sentimento”, risultando sicuramente oscuro ma non abbastanza coinvolgente.

Ci sono cose da rivedere, prima fra tutti la voce, il vero elemento debole di questo disco. Con un cantante di livello o con una progressione in questo senso potremo forse parlare in termini più entusiastici di questa band in futuro.

/ 5
Grazie per aver votato!

About The Author

X